Val Graveglia – Ne’
La val Graveglia, i suoi confini e il Parco dell’Aveto.
La val Graveglia, ad appena 10 min dalla costa della Riviera Ligure di Levante, si sviluppa a partire dall’entroterra di Chiavari e Lavagna, dove le acque del torrente Graveglia confluiscono nel fiume Entella.
Confina, nella sua parte più settentrionale con la val di Vara e, quindi, con lo spezzino, raggiungibile col Passo del Biscia.
La val Graveglia fa parte del Parco Naturale Regionale dell’Aveto insieme alla valle Sturla e alla val D’Aveto. Il Parco Regionale dell’Aveto rappresenta una delle aree naturalisticamente più importanti dell’intero Appennino Ligure, e custodisce, anche, un patrimonio paesaggistico, fortemente antropizzato e storico-architettonico di tutto rilievo.
La storia della val Graveglia coincide con quella del comune di Ne. La sede del comune si trova a Conscenti, una delle tantissime frazioni, circa una cinquantina disseminate nel territorio.
Il Territorio
Val Graveglia – Ne’

Accoglienza
Idee vacanza
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Cura della terra, valorizzazione dei suoi frutti, buona cucina, e turismo, la ricetta vincente!
La val Graveglia è l’esempio di come la valorizzazione del territorio si realizzi grazie alla sinergia tra un’agricoltura pulita, una valorizzazione e commercializzazione efficace dei frutti della terra, una cucina sana nel solco della tradizione e un turismo sostenibile.
Il ricco patrimonio gastronomico della valle è frutto, anche, di una buona gestione del paesaggio da parte dei contadini, presidio a tutela non solo delle tradizioni agricole e gastronomiche, ma anche del territorio e dell’ambiente.
I visitatori, desiderosi di conoscere lo spirito e i segreti dell’antica civiltà contadina, hanno la possibilità di vivere un’esperienza unica ed autentica, immersi nella natura e nella storia, nella gastronomia e anche all’interno di un’antica miniera!
Che si vada in giro a piedi, in mountain bike o a cavallo, qui ci si immerge in un paesaggio mozzafiato e ci sono certe cime da cui si possono ammirare da un lato le Alpi innevate e dall’altro il mare!
Il paesaggio: luogo di incontro tra uomo e natura.
Le colline terrazzate col sistema dei muretti a secco, segno di un’agricoltura eroica, sono coltivate, per lo più, a vite e olivo.
Nei versanti più in ombra i noccioleti non abbondano, mentre i boschi sono per la maggior parte castagneti, alternati da querce, frassini, carpini, pini e abeti nella parte più alta.
Alla scoperta dei segreti dell’antica civiltà contadina…
Gli insediamenti rurali, costruiti con pietra locale, offrono la possibilità di un autentico viaggio nel tempo alla scoperta dell’anticha civiltà contadina, ancora viva, interpretata dagli attuali contadini della valle.
Il turista può incontrare: casolari utilizzati per la pastorizia o per la raccolta e l’essiccatura delle castagne, imponenti ponti in pietra, carruggi voltati e lavatoi.
Nascio, Cassagna e Statale: un’immersione tra architettura rurale medioevale e natura.
A testimonianza di un tale patrimonio architettonico e storico vi sono gli antichissimi borghi di Nascio, Cassagna e Statale, modelli, ancora, intatti di vita rurale e caratterizzati da un’architettura medioevale ben conservata. Le case, infatti, sono tutte in pietra, separate da strette strade interne, scavalcate da volti e archivolti.
Questi borghi custodiscono suggestive bellezze architettoniche immerse nel verde della natura, come il ponte di Nascio.
Il ponte di Nascio: un collegamento tra Nascio e Cassagna, ancora oggi percorribile!
Proprio il ponte di Nascio è una di queste bellezze. Posto tra due speroni di roccia molto ripidi, è molto suggestivo. Sul ponte è possibile ammirare i monti intorno, dove si possono scorgere le diverse fasi geologiche della valle.
Risalente al XVIII secolo, costruito ad unica fornice, il ponte di Nascio è caratterizzato da un’architettura ardita. Un’edicola di Madonna di pregiata fattura abbellisce l’intera struttura. Il ponte collega il borgo di Nascio a Cassagna, raggiungibile nel tratto finale, ancora, da un’antica mulattiera.
Sulle tracce di una storia lontana…e della famiglia Garibaldi.
Torri, castelli, insediamenti preromanici, antiche testimonianze di attività estrattiva preromanica e siti archeologici nella zona di Statale, sono tra le principali attrattive storico-archeologiche della Valle.
Zerli è una delle frazioni del comune di Ne, da cui è possibile godere di una stupenda vista panoramica sulla valle. Qui è possibile visitare i ruderi di un castello che anticamente formava uno strategico presidio di difesa dei Fieschi, oltre alla trecentesca torre, “Cà Rossa”, dei Garibaldi. La famiglia di Giuseppe Garibaldi, infatti, è originaria proprio di questa valle che si chiamava, per l’appunto, anche, Val Garibaldo.
Oggi, Zerli è la sede di diverse aziende agrituristiche specializzate nella produzione di olio extra vergine di oliva, vino, farina di castagne e diversi ortaggi, tra cui la rinomata cipolla di Zerli.
La cucina in valle: dal campo alla tavola…
La cucina della valle rappresenta un autentico modello di cucina a KM 0.
Da sempre, e ancora oggi, valorizza e impiega nei piatti della sua tradizione gastronomica materie agricole locali di piccoli produttori del territorio.
Un modello di agricoltura all’insegna della biodiversità e delle tradizioni contadine.
Per comprendere i piatti tipici della valle, è necessario conoscere le sue principali produzioni agricole.
Le verdi piane ricavate, nei secoli, dai contadini con grande fatica, sono per lo più coltivate a vite e olivo.
La val Graveglia risulta essere il più grande produttore di uve da vino della Provincia di Genova. La maggior quantità di uve che fanno parte della DOC Golfo del Tigullio – Portofino provengono da questa valle. Si passa dai bianchi di Bianchetta Genovese (vitigno autoctono) e di Vermentino, ai rossi di Ciliegiolo in purezza e al Rosso Golfo del Tigullio, frutto di uvaggi diversi come il dolcetto, il sangiovese, il ciliegiolo, la barbera e altri.
La produzione di olio extra vergine di oliva è qualitativamente elevatissima. La cultivar utilizzata è quella Lavagnina, clone locale della Taggiasca della Riviera di Ponente.
Il Mercatino Agricolo di Conscenti: una vera valorizzazione delle eccellenze del territorio
Oggi, al Mercatino Agricolo di Conscenti, frazione di Ne, i piccoli produttori locali, custodi degli antichi sapori e saperi della Valle, ripropongono le loro specialità ad un pubblico sempre più interessato. Il Mercatino si svolge ogni sabato mattina da maggio a ottobre, nella piazza del Comune di Ne.
Non solo, ma anche vendita diretta in azienda
Al di fuori di questo periodo è possibile acquistare i prodotti locali direttamente dai produttori, nelle loro aziende agricole, altro modo per una loro effettiva valorizzazione.
Antiche varietà autoctone di frutta e ortaggi
La val Graveglia si distingue per gli ortaggi e la frutta le cui varietà sono quelle autoctone e tradizionali.
Tra gli ortaggi si raccomandano la cipolla Rossa di Zerli, il broccolo Lavagnino, la melanzanina Genovese, la radice di Chiavari, il cavolo Gaggetta, le varietà autoctone di patate come la Quarantina bianca Genovese, la Cannellina nera del Tigullio e la Quarantina Prugnona, i fagioli Patanin, le erbette selvatiche, il miele di castagno e acacia e i funghi.
Tra i frutti derivanti da vecchie piante locali si distinguono le fragoline di bosco, le mele Tappe e Carle, le ciliegie, i fichi, le prugne e le pesche Agostanine.
La civiltà del castagno: tra antiche tradizioni, cucina contadina e piatti riscoperti.
Il castagno veniva chiamato per molte generazioni delle valli dell’entroterra ligure l’albero “del pane”. Ha caratterizzato per secoli la cultura locale, e questo è riscontrabile nelle ricette di cucina più tradizionali.
Le castagne, ancora oggi, vengono essiccate nell’essiccatoio di famiglia, chiamato teccio o “gree”, a fuoco lento e continuo. La loro farina, profumatissima, è ideale per la preparazione del castagnaccio o dei “testaieu”, i testaroli, due pilastri dell’alimentazione contadina di un tempo. Oggi sono del tutto riscoperti e apprezzati come autentici piatti della tradizione della valle e dell’entroterra ligure in generale.
Le nocciole Misto Chiavari: una sintesi di biodiversità e saggezza millenaria contadina.
La coltivazione di nocciole registra un’importante ripresa grazie alla recente riscoperta delle antiche cultivar del c.d. Misto Chiavari. E’ una miscela variabile formata soprattutto da varietà spontanee, denominate Dall’Orto, Tapparona, Del Rosso, Savreghetta, Bianchetta, insieme a piccole quantità di Menoia, Longhera e Trietta. Queste nocciole sono piccole, allungate, ma assai saporite.
Tale ricchissima biodiversità ha permesso ai contadini, nei millenni, di selezionare le qualità più idonee, a seconda delle specifiche condizioni dei terreni.
La coltivazione delle nocciole Misto Chiavari è radicata soprattutto in valle Sturla, ma anche, in val Graveglia, val Fontanabuona e bassa val D’Aveto. Prende il nome di “Misto Chiavari”, perché Chiavari è sempre stato il capoluogo economico e commerciale dell’intera zona.
Ad inizio ‘900 il Misto Chiavari era richiesto in grandi quantità dalla pasticceria e dall’arte cioccolatiera di famose industrie dolciarie piemontesi.
La rivalutazione del Misto Chiavari è stata possibile grazie alla valorizzazione dell’elemento di biodiversità rappresentato dalle diverse qualità di nocciole e del legame autentico tra questo prodotto, la terra e la cultura di origine.
Anche Slow Food resosi conto del valore delle nocciole Misto Chiavari ha inteso valorizzarle con la creazione di una Comunità del cibo dedicata ai produttori di nocciola delle valli del Tigullio.
Grazie all’innovazione applicata alla trasformazione e commercializzazione delle nocciole, i prodotti, oggi realizzati, sono le creme di nocciola, l’olio utilizzato in cucina e nella cosmetica, il gelato, i dolci artigianali, oltre ad altri derivati come la pasta e la farina.
Un viaggio nel gusto: alla scoperta degli antichi sapori e saperi della tradizione gastronomica.
Attualmente i depositari della tradizione culinaria della valle, oltre alle poche osterie rimaste, sono gli agriturismi. La loro attività contribuisce a salvaguardare le tradizionali produzioni agricole locali e a divulgare i veri piatti tipici di questi territori, oggi assai apprezzati da un pubblico sempre più vasto e attento.
I media locali e non raccontano sempre più, assieme alle bellezze naturali dei territori, le tante leccornie dal gusto di una volta.
Territorialità, stagionalità, biodiversità e tradizione: le parole d’ordine in cucina!
Per conoscere gli antichi sapori dei “mangiari” della tradizione si consiglia l’assaggio di piatti come il prebugiun, i testaroli, i pansotti, la baciocca, i minestroni, i ravioli, i taggiaen, gli gnocchetti di patate al pesto e la famosa cima di vitello, cantata da De Andrè nella canzone “A Cimma”, e molti altri ancora.
Il loro ingrediente principale è, ancora una volta, il territorio: con le sue inconfondibili erbette locali, la dolcissima farina di castagne, le patate quarantine, le nocciole Misto Chiavari e il basilico per il pesto. Ad esaltare il gusto delle pietanze ci pensano le delicate note dell’olio locale, il risultato è una sinfonia per il palato!
Il prebugiun.
Per prebugiun, in dialetto Genovese, si intende un rimescolamento, a caldo, di diversi ingredienti. A seconda della provenienza delle ricette, questa preparazione presenta delle differenze.
A livello regionale il piatto consiste in un insieme di erbette selvatiche bollite e condite, successivamente, con un filo di olio extravergine di oliva e sale.
Tale preparazione può essere utilizzata anche come ripieno per i pansotti o i ravioli o torte salate.
Il prebugiun di Ne.
Il prebugiun a Ne, invece, viene, anche, preparato seguendo la tradizione gastronomica locale, rimescolando, sempre a caldo, le patate, il cavolo nero Genovese e le erbette selvatiche.
La baciocca.
Le patate, oltre che nel prebugiun, sono ingredienti fondamentali anche per la torta Baciocca, una torta diffusa in quasi tutte le valli chiavaresi, a sfoglia ripiena di patate Quarantine, tagliate a fette sottili, alternate con un ripieno di uova, formaggio ed erbe aromatiche.
“Testi” e “testetti” e antichi “mangiari”…
Un originale modo di cottura, tutt’oggi praticato, ha dato vita ad alcuni dei più antichi “mangiari” della val Graveglia. Nella frazione di Iscioli la famiglia Tassano realizza, da tempo immemorabile, dei piccoli piatti in terracotta chiamati “testetti” e delle “campane” o “testi”, sempre, in terracotta. E’ la particolare terra del luogo, ricca di silicio, a rendere i “testetti” e le “campane” resistenti ad altissime temperature.
I “testaieu” e la cottura sotto la “campana”.
I “testetti”, arroventati nella brace, vengono utilizzati per cuocere una pastella liquida a base di acqua e farina. Nasce così il “testaieu” o “frixiulla”, una formella di pasta, condita secondo la tradizione con olio e formaggio oppure col pesto.
Sotto la “campana” di terracotta, denominata in dialetto “testo”, viene posto un tegame dove si possono cuocere carni di agnello, capretto, oppure arrosti, costine, la tradizionale cima, i funghi con le patate, la baciocca, le torte di verdure e le focacce.
La campana, appoggiata su un pavimento di pietra, viene ricoperta quasi interamente di brace rovente e cuocerà per riverbero le pietanze riposte all’interno del tegame.
Tra i dolci spicca la “panella” o castagnaccio a base di farina di castagne, acqua, uvetta, pinoli e finocchietto selvatico.
E per finire, un po’ di geologia e un viaggio al centro della Terra!
Le pietre e le rocce della val Graveglia hanno una lunghissima storia da raccontare, tanto che la valle è considerata dai geologi una delle aree più importanti per lo studio della dinamica terrestre e delle rocce. Qui milioni di anni fa c’era il mare, sono presenti una serie di rocce eruttive e tutte le sedimentazioni soprastanti. E’ possibile, così, osservare una lunga e complessa storia, iniziata nel Giurassico e durata 150 milioni di anni. Perciò la val Graveglia è diventata una valle molto apprezzata dai cercatori di minerali che possono trovarne alcuni unici al mondo come la Gravegliaite o la Reppiaite, quest’ultimo, prende il nome da Reppia, una delle località più importanti della zona.
I monti della valle sono ricchi principalmente di manganese e minerali contenenti ferro e rame. Proprio il manganese è stato “fonte di vita” per generazioni di minatori e le loro famiglie, questo spiega la presenza di numerose miniere, tra cui la più famosa è quella di Gambatesa. Il Museo Minerario di Gambatesa, nel cuore della val Graveglia, è realizzato all’interno della miniera stessa, attiva dal 1876 fino al 2011. Il Museo Minerario di Gambatesa consente di vivere l’emozione e l’avventura di coloro che, in oltre un secolo di lavoro duro e creativo, si sono avvicinati al cuore della terra. Si può, infatti, entrare nelle gallerie a bordo di un trenino usato per il personale, e con l’aiuto di una guida specializzata, si percorrono stretti e suggestivi cunicoli, attraverso i diversi livelli di miniera. E’ possibile, anche, sempre con le stesse guide, effettuare un percorso pedonale lungo la galleria principale, il piano di calpestio è in terra battuta lungo la rete ferroviaria.
Vi aspettiamo!
Siamo arrivati alla fine di questo “viaggio” in val Graveglia, una delle tre valli del Parco dell’Aveto.
Speriamo di avervi sufficientemente incuriositi … ora tocca a voi venire a scoprire e a vivere questa valle, dove il tempo si è fermato!
NE
Un Comune che racchiude un’intera Valle
Il Comune di Ne comprende tutto il territorio della val Graveglia. E’ situato a pochi chilometri dalla costa, facilmente raggiungibile dall’uscita del casello autostradale di Lavagna e di Chiavari.
Le varie località del Comune sono raggiungibili grazie ad una fitta rete stradale che dal fondovalle raggiunge tutti i nuclei abitati. La sede comunale non si trova nel borgo omonimo, ma è situata nella frazione di Conscenti.
Parte del territorio del Comune di Ne, che conta circa 2500 abitanti, rientra nei confini del Parco naturale regionale dell’Aveto.
A partire dall’XI secolo l’intero comprensorio di Ne fu sottomesso al dominio della famiglia Fieschi di Lavagna, che qui costruì un castello presso Roccamaggiore a Zerli.
Ne ha dato i natali ad Angelo Garibaldi, nonno di Giuseppe Garibaldi, battezzato nel 1741 nella chiesa di San Biagio a Chiesanuova, una delle frazioni di Ne.
Oggi Ne promuove interessanti eventi ed iniziative di valorizzazione delle radici agricole della valle, delle sue enormi potenzialità turistiche, cercando nella sua offerta turistica un connubio tra cibo, agricoltura, natura e storia!
A Conscenti, sulla piazza del comune di Ne, è possibile acquistare ogni sabato mattina, tra maggio e ottobre, i prodotti agricoli locali venduti direttamente dai contadini della valle.